Breve Storia della

Chiesa di Santo Stefano

 Protomartire

(di R. de Seneen)

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  Si può dire che l’incontro, inteso come devozione e culto, fra i foggiani, S. Stefano e la sua chiesa, sia lontanissimo nel tempo.

Una chiesa dedicata al santo si fa risalire già al 1200, se ne trova cenno poi in documenti del 1310 e del 1325, ed ancora nel 1651: “Incominciando dalla Porta Grande della città di Foggia…. restando esclusa l’Ecclesia di San Giovanni per passi 21 dentro detto Tratturo dal solco sinistro et escludendosi dal solco destro per passi 3 l’Ecclesia nuovamente eretta di S/to Stefano con una camera terranea annessa a detta chiesa, per qual s’affitta, dove sul farsi la ferraria…”.

 

   La chiesa del 1651, è quella già ricostruita sullo stesso sito della precedente risalente al 1200.

E’ lì, quasi a ridosso di quella di S. Giovanni B., “fuori Porta Grande”, e sarà quella poi presa sotto la cura di una delle due compagnie di sfossatori addette al Piano delle Fosse, quella che si fregerà dell’omonimo nome.

La chiesa è meglio conosciuta come S. Stefano ai ferri o S. Stefano de ferri, per la presenza della “ferraria”. Sarà definitivamente demolita nel 1839 per essere ricostruita nell’attuale sito in via G. Urbano. I lavori di costruzione terminarono nel 1842.

 

   Il terreno su cui sorge l’attuale chiesa apparteneva alle “Terre di Regia Corte a coltura”, già vincolato per la costruzione di “un poggio, o un orto, o altro agrario stabilimento”, pervenne in enfiteusi al Marchese Don Giovanni Antonio Filiasi, alla cui morte, per successione, il figlio, Marchese Don Francesco Filiasi, ne ereditò la metà cedendone circa otto catene [1 Catena è pari alla 36^ parte di una versura] al Vescovo di Troia avente, all’epoca, giurisdizione anche su Foggia.

 

  Si trattò quindi di una cessione di diritto d’enfiteusi a titolo gratuito, il cui canone sarà definitivamente affrancato con apposita “Sovrana determinazione”.

 

foto: Romeo Brescia

 

   Il terreno è ai confini dell’abitato di Foggia, più precisamente sulla “Strada che conduce a San Lorenzo in Carmignano” [attuale Via Giardino ed ex Tratturello Foggia-Ordona-Lavello), da altra parte dà verso la circonvallazione della Foggia dell’epoca, lo “stradone che collega il convento di S. Pasquale a quello di Gesù e Maria”. Parte oggi individuabile in Via Normanno, Via  U. Ingino, via Matteotti e zone edificate all’interno di dette.

 

   Costruita la chiesa, sulla parte residua del terreno, pian piano, si iniziano, da parte di privati, ad elevare costruzioni: “Fondaci lamiati, un forno, una palazzina di tre ambienti con salotto e fondaco sottoposto”. Non c’è controllo, non c’è interesse immediato da parte di chi deve tutelare i beni della chiesa, ovvero, ce n’è uno nascosto. Si costruisce e si permette di costruire anche addosso alla chiesa.

 

  Nel 1845 nella chiesa si insedia la Congregazione dei Padri Filippini, impegnati, fino al 1916, nello studio e nell’insegnamento del catechismo, nella predicazione e guida spirituale dei fedeli.

 

   Nel 1858 ospiterà la Venerabile Congregazione, o Confraternita, di San Nicola Vescovo, sotto la protezione di Maria SS. della Vittoria di Foggia. Trattasi di una Congregazione pia-laicale già costituita nel 1777, le cui funzioni si erano esaurite nel tempo, e che il Vescovo di Foggia, Mons. Berardino M. Frascolla, volle “chiamarla a novella vita”. Di questa Congregazione sappiamo “che…il numero dei Fratelli…deve essere di cinquanta del ceto degli arteggiani in sopra….”. Ebbe il suo “oratorio” nella chiesa di S. Stefano fino al 1902.

 

   Nel 1930 la chiesa ospitò il primo nucleo delle Suore di San Paolo (Paoline) giunte a Foggia. Vendevano coroncine e libricini, si prendevano cura della chiesa, coadiuvavano il reggente dell’epoca.

 

foto: Romeo Brescia

   Nel 1875 la questione dei suoli occupati “finalmente” viene fuori, e viene regolarizzata mediante una concessione degli stessi  in enfiteusi. Trattasi di una vera e propria enfiteusi edificatoria, o “suolare” come la definiscono i documenti dell’epoca. Il censo annuo venne stabilito in 65 centesimi per ciascuna canna quadrata di palmi dieci o metri sette quadrati. I suoli occupati risultarono pari a canne quadrate 283 e palmi 73, corrispondenti a mq. 1.987 sul totale originario di mq. 2743. Furono rilevati 13 beni costruiti, altri in costruzione, e individuato sei censuari. Il fatto è, le carte lo dicono chiaramente, che anche all’epoca, Foggia aveva i sui “palazzinari”, e con l’improbabile regolamentazione in materia di quei tempi, con una dose di furbizia mista a compiacenza, costruivano abusivamente e vendevano, tanto che i censuari di S. Stefano, alla fine, saranno molti di più.

 

   All’interno della chiesa, una lapide del 1898, ricorda che per iniziativa del Sac. F. P. Salerni, la stessa venne ingrandita ed abbellita. Datano 1897 i due affreschi nella volta, “Gloria e martirio di Santo Stefano”, opera del foggiano La Piccirella; il portone d’ingresso, nella bordatura chiodata, porta la data del 1876.

 

   A causa di una frettolosa ed errata interpretazione di quella parte della Riforma Liturgica emanata a seguito del Concilio Ecumenico Vaticano II, accompagnata da un desiderio di illusorio modernismo, nella chiesa viene sostituito il vecchio altare, vengono eliminati i due putti alati che reggevano una corona sulla nicchia centrale con la statua del santo, i due angeli con candelieri ai lati della nicchia, il pulpito in legno sovrastante il Cristo deposto e la balaustra-inginocchiatoio in marmo, con cancellata in ferro battuto che divideva l’abside dalla navata.

 

   Agli inizi del 1943 la chiesa si arricchisce di un bel dipinto su tela raffigurante la Madonna di Pompei donato da Antonio Scaramella di Foggia. Ma il 19 agosto dello stesso anno sarà parzialmente colpita dai bombardamenti aerei.

 

   Si sanano le ferite e poi, negli anni (il quartiere è cresciuto) c’è bisogno di altri spazi per rispondere a nuove ed ulteriori esigenze dei fedeli. Così negli anni ’50 viene acquistato un terreno limitrofo, terreni propri non ce ne sono più, per costruire canonica, uffici ed asilo. E’ dei giorni nostri, invece, l’acquisizione del suolo per il campetto esterno, preceduta, circa 20 anni fa, da una ristrutturazione integrale, interna ed esterna, dell’intero compendio parrocchiale.

 

foto: Romeo Brescia

 

   La chiesa di Santo Stefano nasce come Rettoria, viene elevata a Vicaria Curata il 26 luglio 1916, ed elevata a parrocchia il 24 ottobre 1947.

 

   Con i fatti raccontati si intreccia un’intensa azione di vita pastorale, un forte coinvolgimento dei laici e fedeli, soprattutto del Gruppo Femminile di Azione Cattolica “Mater Purissima” di cui in parrocchia si conserva una specie di “diario di bordo” che va dal 1924 al 1965. Rimarchevole l’azione di carità svolta a cavallo della Seconda Guerra mondiale.

 

[Tratto da “Le carte murate – I suoli di Santo Stefano A. D. 1839” di Raffaele de Seneen – Stampato in proprio dalla Parrocchia anno 1997]

foto: Romeo Brescia

foto: Wikipedia