Spesso si torna in questo gruppo a parlare del degrado della Città: strade sbriciolate, cassonetti distrutti, palazzi fatiscenti, servizi e verde pubblico a pezzi.
Non è sicuramente, quello del degrado, un problema solo della nostra città. Quello che ci sconcerta è il degrado del sud, del Paese, della società in genere e crescendo, ancora, potremmo allargare il concetto di degrado, mettendo in mezzo non solo le Istituzioni locali, ma anche quelle italiane ed europee…
Insomma, il degrado fisico e morale ci circonda e ci annienta o, almeno, questo accade ai i più sensibili di noi: sembra esserci una larga fetta della comunità che invece, non solo in questo degrado è disposta a continuare e a viverci, ma che, tutto sommato, ci vive abbastanza bene.
Si sopporta, si va avanti, chiudendo gli occhi…sono i tempi…il mondo va così.
Subentra la rassegnazione.
Non rassegnarsi è difficile, anzi è scomodo. E’ scomodo scendere in piazza e lottare contro il degrado, farlo in punta di piedi, nel rispetto delle Istituzioni, con una protesta pacata ma continua. Gli Amici della Domenica lo fanno da quasi quattro mesi. E’ un cammino difficile, dicevo, perché la protesta urlata, quella da piazza infuocata, è molto più semplice. Più difficile è costruire, lottando pacificamente, con piccoli gesti quotidiani.
Questo gruppo ha inciso profondamente nella vita di ciascuno di noi. Quanti di noi fino a qualche mese fa pensavano che fosse possibile a Foggia costruire una comunità di persone attive, decise a rimboccarsi seriamente e costruttivamente le maniche per sollevare la Città? Foggia mi sembrava spenta, non coglievo la volontà di costruire una comunità locale.
Invece la volontà c’è: la voglia di costruire esistenze normali, affrontando i problemi e cercando di risolverli, con una bella dose di buona volontà, ciascuno attraverso le proprie capacità, la propria esperienza, la voglia di fare.
Perché le energie di una comunità non sono solo quelle finanziarie (che ora scarseggiano parecchio) ma sono anche e soprattutto quelle immateriali: le belle menti nostrane, i giovani e i meno giovani con un pizzico di esperienza in più, le idee, la voglia di crescere.
La nostra domanda non è più: “Cosa fa la mia città per me?”, ma :”Cosa posso fare io per questa mia città, per vederla crescere e migliorare?”. E’ il tipo di quesito che gli americani si sono sempre fatti, nel corso della loro storia…possiamo provare a farlo nostro? Non perché lo spirito americano mi stia particolarmente simpatico, ma perché sono convinta che un serio cambiamento non potrà che iniziare dalla somma delle nostre volontà e delle nostre azioni.
Il GADD ha fatto proprio un bellissimo progetto, iniziato del Comitato per il monumento delle vittime ai caduti del ’43: ha pensato di arrivare all’erezione del monumento ai caduti. Un solo, grande monumento che ricordi il sacrificio di migliaia di vittime che la nostra società locale non può dimenticare, se vuole crescere.
Prima del Monumento, però, strada facendo, il GADD vuole onorare la memoria di due grandi eroi che si adoperarono per soccorrere le vittime, in quelle tremenda estate: Padre Odorico Tempesta ed il dott. De Mita. Un religioso, ed un laico. Due eroi dei quali la nostra comunità sente il bisogno. Perché non ci sarà mai futuro, senza la ricostruzione del nostro passato, per quanto dolorosa essa possa essere.
Questo progetto appartiene a tutti noi. Sentiamolo tutti un po’ nostro. Perché quando andrà in porto potremo dire: c’ero anche io, anche io ho contribuito alla realizzazione. Un tempo le cattedrali rispecchiavano lo spirito di un popolo: alla loro costruzione partecipava tutta la comunità. Bene, sarebbe bello se ciò avvenisse anche per una pietra simbolica, un gesto lasciato da noi tutti, per mandare un messaggio chiaro alla Città intera: si comincia sempre dalle piccole cose.
Chiarastella e gli Amici tutti della Domenica