Anni fa mi buttai in una strana avventura realizzando il mio sito.

 

La gente che frequentavo mi diceva: “Tu tìne a capa frèscke!” oppure:”Ma chi tu fàce fa!” e tra me e me sentivo di essere solo, di avere una passione forse fuori del comune e iniziai quasi smarrito il mio percorso.

 

Dopo un po’ fui contattato da altra gente che la pensava come me, conobbi virtualmente prima e fisicamente poi Raffaele De Seneen, tanta altra gente cominciò ad inviarmi le proprie storie, foto sgualcite e fortemente sbiadite dal passare degli anni.

 

Così un po’ alla volta capii che probabilmente avevo ragione io e non i miei amici, compresi che la mia testa non era così fresca come qualcuno sosteneva.

E sono andato avanti, ho compreso che esisteva una coscienza civica in tanta gente, che esistevano i Cittadini per bene, quelli che con la C maiuscola, quelli che si indignano in una città maltrattata e villipesa.

 

Ho pensato che forse bisognava coinvolgere più gente e pensai che forse si riusciva a mettere un po’ di gente intorno ad un tavolo per pensare ad un museo della memoria, per realizzare un monumento ai civili morti sotto le bombe americane: risultato?

 

Prima riunione quattro gatti, seconda 10, oggi forse 30.

In questa circostanza ho scoperto le qualità e la disponibilità di Salvatore Onorati: la vita ci aveva fatto incontrare più vote negli ultimi 30 anni, per diversi motivi, ma forse ci aveva fatto conoscere molto poco, le circostanze fortuite ci avevano solo fatto avvicinare fisicamente.

 

Contemporaneamente avevo conosciuto Cesare Rizzi ma solo virtualmente, il nostro incontro di persona avvenne in una sala d’aspetto di un dentista quasi casualmente; un po’ alla volta capii di pasta era fatto, compresi ancora una volta che non ero solo, c’era qualcuno che come me era innamorato della propria città e gli innamorati, si sa, non vedono i difetti del partner.

 

Poi qualcuno ha avuto l’idea di scendere in piazza, di lasciare le nostre tastiere per manifestare contro un atto vandalico, di proporre un incontro settimanale per sensibilizzare la parte buona della città: in piazza “tavuto” eravamo in tanti, tante persone come me con la “capa frèscke” intente a condividere la legalità, a pensare in positivo riguardo al futuro di questa città.

 

Domenica sono tornato a casa, per la prima volta in questi anni, soddisfatto, contento e con la consapevolezza che non avevo sbagliato, che qualcosa si poteva fare, che è valsa la pena spendere il mio tempo per la mia città .

 

In questi giorni si è rispolverato uno slogan che aleggiava un po’ di tempo fa negli Stati Uniti: “Se pòte fa!”. Magia di internet, di facebook e delle nostre maledette tastiere: si torna in piazza come ai tempi del liceo ma protestando con un silenzio quasi inquietante, un silenzio che vale molto più di centinaia di slogan urlati al megafono.

 

Alla fine mi chiedo: senza internet come avremmo fatto?