Home
Interactive-GADD
Benvenuti a FOGGIA !
...SE POT' FA' !!!
FOGGIA che vale...
GADD-Map
Schede collegate:
Il gioco delle biglie
di: universita del croce
Il gioco delle biglie
...Giochi popolari

Id.#590
Likes: 0     modifica
elimina
 

Il gioco delle biglie
&npsb;

link al sito di Il gioco delle biglie
Il gioco delle biglie

Quando si avvicina l’estate, il garrire delle rondini, i pomeriggi allungati dalla luce del sole, mi riportano ai ricordi di bambino spensierato quando, finita la scuola, mi ritrovavo con gli amici per strada a giocare a biglie (e pallucce).


Questo gioco ha affascinato intere generazioni di adolescenti e preadolescenti in ogni latitudine terrestre se è vero che le biglie, costruite in modo artigianale in terracotta colorata, erano conosciute già dai romani ed in Egitto ancor prima dell’affermarsi del Cristianesimo.


Chi era bravo nel gioco delle biglie si guadagnava un rispetto che gli sarebbe valso anche in altri campi e in altri giochi.
Una particolarità di questo giocattolo è che ogni comunità di persone ne inventa un gioco diverso. Perfino nella stessa città, come avveniva a Foggia, si avevano regole e terminologie differenti a seconda del quartiere in cui ci si trovava.

Per giocare bastava una piccola fossa detta “caccio” in cui a turno si cercava di mandare dentro la biglia. Chi riusciva nell’impresa diventava “cacciatore” e poteva colpire le biglie avversarie.
Ripensando a quei tempi trovo strano non già le regole del gioco, ma tutto quel glossario di termini che faceva da corredo al gioco stesso.

Si parte dalla denominazione delle biglie che corrispondevano al valore. Se la sempliciotta vale uno, la bisguina vale il doppio, qualcosa in più la mastacchiotta e la crocis. Poi ci sono i pallettoni e le miniminor e per ultimo la ferrari che era una biglia tutta in ferro.
La negoziazione delle biglie era molto soggettiva e ogni giocatore faceva in modo di “vendere” la propria biglia al prezzo più alto possibile.

Ricordo che qualche furbo grattava la superficie della biglia con la carta vetro per cercare di dare alla biglia più valore.
L’esecuzione del gioco aveva termini presi in prestito dalla caccia. Se il “caccio” era la fossetta scavata a terra, “cacciatore” era colui che riusciva a infilare la biglia nel caccio, mentre chi ancora non vi riusciva era “alliviotto”.

Il gioco iniziava facendo a gara per essere ultimi nel lancio delle palline credendo di avere un qualche vantaggio dalla posizione degli avversari. Chi prima avesse gridato “ellò, pizzellò” (ultimo) tirava per ultimo la biglia in direzione del caccio. L’”ellò” era preceduto dal “penò”(penultimo).

Durante la fase di gioco, quando la biglia stava per essere bocciata, l’avversario poteva chiedere “mett’ì pide” (metti i piedi) per fare in modo che la sua biglia in fase di tiro non raggiungesse distanze tali da renderlo fuori gioco.

L’avversario, unendo i talloni e messi i piedi alle 10 e 10, prendeva un ramoscello da terra e faceva un gesto apotropaico per non far bocciare la biglia recitando la frase : “baffett’ d papanonne” e disegnando contemporaneamente una onda davanti alla pallina.
È chiaro che se l’avversario era più scaltro avrebbe detto prima del tiro: “senza pide” per creare un disagio all’avversario.

Di solito si giocava su superfici sterrate, tra materiali di risulta e terra. Il nostro posto preferito era “u mundaruzze”, una specie di montagnella di detriti che si alzava di fianco alla Scuola elementare “Aristide Gabelli”.
Se un detrito si frapponeva sulla traiettoria di tiro, il cacciatore poteva comandare: “pulizia” rimuovendo gli ostacoli, ma se in fase di tiro la biglia scivolava di mano, l’avversario doveva precipitarsi a dire “sciularemane” che stà a significare che la biglia rimane nel posto in cui è caduta.

Durante il gioco era previsto “u boccone”, una scommessa nella sfida. Il “boccone” era negoziabile e quando si raggiungeva l’accordo si avviava la scommessa. Di solito si sfidava l’avversario a colpire la biglia da una distanza notevole in tre o quattro tiri.

L’esecuzione del tiro della biglia coinvolgeva entrambe le mani. Se con la mano destra si metteva la pallina nell’incavo formato dall’indice ritratto e dalla punta del pollice, con la mano sinistra si faceva “il palmo” che segnava la distanza consentita per poter effettuare il tiro.


Quando qualcuno allungava il palmo oltre il lecito si diceva che “arrunzava”, ovvero imbrogliava, affazzonava .
Il gioco delle biglie ci intratteneva per intere serate, quando tornati a casa, qualcuno aveva le tasche piene e qualcun altro se ne tornava “spapalate”.
Come tutti i giochi anche quello delle biglie aveva una sua stagionalità che coincideva con la migrazione delle rondini allorché le biglie prendevano il posto della fionda “a furcenella” e del “ruciulicchije” una elica di latta che serviva a colpire le rondini in volo.
Sovente erano proprio le biglie che facevano da colpo da tirare con la fionda, legando ancora di più il gioco delle biglie con la caccia.
(Giuseppe Donatacci)

Scheda inserita il 29-06-2013 da universita del croceHome Page

Nessun commento per questa scheda
visitatori collegati: 1
Privacy Policy