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la festa di sant’ Anna
di: Cesare Rizzi
la festa di sant’ Anna
...I racconti della nonna

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la festa di sant’ Anna
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link al sito di la festa di sant’ Anna



 
La Festa di Sant’Anna



           
Video: servizio al TG Blu di Piero Russo
   
A Foggia, ed in particolare al Borgo Croci, la devozione per sant’Anna è molto forte.

                   


Secondo i vangeli apocrifi, Anna era la moglie di Gioacchino, un ricco pastore di Gerusalemme.
I due non avevano figli, finchè un angelo apparve loro per annunciargli la nascita di una figlia a cui diedero il nome di Maria che significa "amata da Dio"

Sant’Anna, madre della Beata Vergine Maria è invocata come protettrice delle partorienti,che a lei si rivolgono per chiedere un parto felice, un figlio sano e sufficente latte per allevarlo.
Il giorno della processione, la statua della santa transitava all’ingresso del vecchio ospedale maternità di Via Arpi, e le partorienti affacciate alle finestre la salutavano sventolando fazzoletti bianchi in segno di ringraziamento.



Goya: “La Vergine con Sant’Anna e San Gioacchino” un olio su tela di 96 x 74 cm, databile al 1774 

Dal 1891 la statua, proveniente dalla antica e ormai scomparsa chiesa di S. Maria di Costantinopoli è custodita dai frati cappuccini nella Chiesa a Lei dedicata.

La festa, che i crocesi organizzano ogni anno in onore alla santa, si tiene il 26 luglio, ed è molto partecipata oltre che dai residenti del borgo Croci, anche dai curiosi abitanti di altri quartieri che si riversano tra le vie del borgo.
Le strade si riempiono di bancarelle di dolciumi e prodotti tipici, giostre e divertimenti per i più piccini, spesso si organizzano concerti di musiche e canzoni vicine alle tradizioni popolari.

La tradizione vuole, che il giorno di S.Anna sia preparato, condiviso e consumato il caratteristico piatto "Ciamaruchell’ e pizz’ fritt’".

Ma, la festa di S.Anna, ha origini antiche ed era molto attesa perchè teatro di spettacolari e divertenti giochi popolari che coinvolgevano vecchi, bambini di qualsiasi estrazione sociale.

Il palio dei maccheroni, era uno di questi pubblici divertimenti, forse il più atteso.
Si allestiva un palco abbastanza alto su cui prendevano posto tre concorrenti scelti tra i più mangioni della città; davanti ad ognuno veniva posto un enorme piatto di maccheroni (pizzelle di farina fatte in casa) conditi con ragù e ricotta salata; durante il pasto era vietato bere, persino l’acqua. Vinceva chi per primo terminava la sua... razione; ma annualmente uno dei tre concorrenti si ritirava dalla gara.


Il personaggio più popolare ad applaudito in questa gara dei maccheroni era Jajuccio, di professione lustrascarpe, scomparso nei primi anni del 1930 lasciando il primato a "Zichille" al secolo Michele de Tinno, che partecipò anche all’ultimo palio tenuto dal Panificio Emilio D’Onofrio e figli in occasione dei festeggiamenti, in onore della Madonna delle Grazie il 2 luglio 1960, a ricordo e per la ripresa delle antiche tradizioni popolari foggiane.


Zichille (Michele de Tinno)


Degno di riflessione, il significato che i Foggiani evidentemente attribuivano alla festa, che si rivelava dunque una opportunità di integrazione e di aggregazione sociale.
I protagonisti di questi giochi erano personaggi come Zichille che conducevano una vita grama, spesso senza dimora, che oggi considereremmo emarginati, o peggio barboni.
La festa, dunque, in un periodo in cui probabilmente il cibo poteva essere un lusso era l’occasione in cui la comunità, si stringeva intorno ai più sfortunati, e se neprendeva cura.

La nostra società ha conosciuto il benessere e l’agiatezza, ma ha dimenticato la funzione sociale che le feste popolari rivestivano. E questo è un vuoto che la società moderna deve assolutamente colmare se vuole recuperare il senso della "Comunità"

Fino al 1939/40, la festa si concludeva con la corsa dei "ciucci" e la corsa nei sacchi su via San Severo forse perché qui si aveva a disposizione maggior spazio e minor traffico.

Ad una finestra dell’ex convento si usava esporre per una intera settimana il "palio", consistente in pochi metri di stoffa colorata, da donare al vincitore della corsa dei "ciucci"; questa si svolgeva in un affascinante clima di ilarità generale, tra grida di incitamenti ed applausi dei convenuti vestiti a festa, disposti lungo i margini della strada.
Era uno spettacolo d’altri tempi, si direbbe oggi, uno spettacolo di schiettezza e di doveroso omaggio alla Santa del quartiere.

"Seguiva il palio dei sacchi, riservato ai giovani contadini del rione, che richiamava, pure, molti curiosi, i quali si divertivano alle capriole dei partecipanti alla gara".

Scheda inserita il 05-07-2012 da Cesare RizziHome Page

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