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de Miro d’Aieta Vittorio
di: Chiarastella Fatigat
I Sindaci della citt� di Foggia - de Miro d’Aieta Vittorio
...I sindaci di Foggia

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de Miro d’Aieta Vittorio
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link al sito di de Miro d’Aieta Vittorio
Il prof. Vittorio de Miro d’Ajeta nacque a Napoli, da famiglia nobile il 28/8/1918.
Laureatosi in Filosofia presso l’Università di Napoli, proseguì negli studi di giurisprudenza presso l’Università di Firenze. Abilitato nell’insegnamento di storia, filosofia, Economia politica e diritto negli istituti medi superiori, vinse per concorso la cattedra di filosofia, storia ed economia politica nei licei nel 1941.

In quell’anno,
sposò una giovane foggiana, Giuseppina Catalano, e scelse di legare il suo destino per sempre alla città di Foggia, lasciando Napoli.
A partire dagli anni post bellici della ricostruzione fu consigliere comunale per un ventennio, assessore alla pubblica istruzione, consigliere provinciale ed assessore alle finanze della Provincia, Sindaco del Comune di Foggia dal 1957 al 1961.

Superato il concorso per la Presidenza dell’Ordine Classico, scientifico e magistrale; dal 1966 fu Preside del liceo scientifico di Manfredonia, dell’Istituto Magistrale di Foggia e , dal 1975 al 1984 Preside del Liceo classico Vincenzo Lanza.

Fu Presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa per un ventennio e, a seguito, Presidente Onorario. Già Cavaliere Ufficiale della Corona d’Italia, fu successivamente insignito della Commenda al merito delle Repubblica e fu accolto nel S.M.O Ordine di Malta, con la qualifica di Cavaliere di Grazie e Devozione.
Socio fondatore del Rotary Club di Foggia, dello stesso fu per molti anni animatore e vi ricoprì per molti anni le cariche di Segretario e di Presidente.

Il 22 novembre 1959 il Sindaco Vittorio de Miro d’Ajeta, in occasione della consegna al Gonfalone civico della Medaglia d’Oro al V.C da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri On. Segni, tenne un famoso e commovente discorso sui caduti dell’estate del 1943: “(…) Veglino i Caduti sulle sorti di questa Città e sui destini futuri del Popolo di Foggia, e mi sia consentito, ricordi anche il Governo in avvenire sempre più questa Città nei suoi problemi, nei suoi bisogni, nelle sue legittime aspettative, avvalorate dai Meriti riconosciuti ai Fratelli scomparsi e dalle Virtù civiche di questo generoso popolo, che nelle ore oscure ha dato tutto e nelle faticose giornate della ricostruzione ha dato ancora, riedificando dalle rovine una città che oggi reclama un avvenire sempre più prospero nel bel Mezzogiorno d’Italia dove, come ho ricordato, la sua posizione le fu fortuna nei giorni lieti, le fu disgrazia nei giorni oscuri della Guerra.(…)
Uomo di grande spiritualità e di grande Fede cattolica, si spense all’improvviso a Foggia il 2 aprile del 1987.

Di lui un grande giornalista e uomo di lettere, Luca Cicolella, scrisse: “(…)ILLUSTRE PROFESSORE, i “magnanimi lombi" da cui discende la portantina del suo spirito napoletano sarebbero stati graditi al Parini se, vivendo ai giorni nostri, invece di interessarsi del "giovin signore" avesse voluto tratteggiare le sembianze di coloro che dedicano tempo, spazio e intelligenza all’arte della politica.
E badi bene, prof. Vittorio de Miro d’Ajeta , che ho parlato di "arte della politica" e non di politica soltanto.
Il che fa differenza, nel senso che la politica è l’arte del possibile mentre l’arte della politica è interpretazione soggettiva (cioè artistica) dei problemi dell’umanità.
E lei, professore, appunto, interpreta, fa cioè filosofia, intende, studia, acquisisce alla sua intelligenza pronta e vivace i vari aspetti del vivere sociale e ne estrae una specie di radice quadrata.
Voglio dire che per lei non esistono schemi fissi perchè lei è nemico giurato dei cervelli che si fanno ammassare, è il combattente più ardito delle collettive interpretazioni di massa.

Cioè è un soggetto singolo, singolare, che non si può pluralizzare. (...) Per cui prof. de Miro, farle il ritratto significa innanzitutto inquadrarla nell’obiettivo per poi passarla sulla lastra immacolata e indi fissarla nella migliore angolazione di soggettività.(...) Forse esprimono più di ogni altra cosa il suo amore per gli ideali, per i dialoghi, per la giustizia, per la logica e per la "scolastica".
Cioè lei è un uomo idealista, un ottimo parlatore, profondamente giusto, assolutamente logico, culturalmente apprezzato. (...) Le sue battute mordaci, professore, sono sfottenti e ricordano Salvatore di Giacomo. Le sue risposte hanno un qualcosa di Eduardo de Filippo , il suo camminare dinoccolato mi ricorda i napoletani della "belle epoque", all’ora dello struscio in Via Chiaia. (...) Mi permetta allora di salutarla da una "barca a mare", cioè alla voce, come usano i pescatori di "calamarielli e cozze" della sua incantevole Napoli. Ohe, professò! Napoli è bella assai. Eppure lei ama tanto anche Foggia. Più o meno di Napoli? E’ un dubbio alla Cartesio.


Scheda inserita il 26-06-2012 da Chiarastella FatigatHome Page

giannipellegrini26-06-2012- 17:48
Non ho avuto purtroppo la fortuna di conoscerlo ma avendo sposato sua nipote posso dire che in casa de Miro d’Ajeta aleggia dolce e grande lo spirito del sindaco de Miro, per mia moglie e suo fratello semplicemente "nonno Vittorio": dai racconti, dai suoi scritti, dalle interviste, dalla enorme vastità della sua biblioteca emerge il racconto di un uomo davvero di grande spessore umano e culturale, un Signore con la maiuscola, di quelli che mai si prestavano a beghe piccole e futili, pur ricoprendo una quantità non indifferente di cariche importanti nella sua vita. Un nobile meridionale in tutti i sensi, con una saggezza ereditata da millenaria napoletanità, lontana anni luce da provincialismi di sorta, e perciò stesso antidoto ad essi. E per quanto ne sanno in molti, un benefattore.

luigi126-06-2012- 23:23
Io ho avuto la fortuna indiscussa di averlo per nonno... la parte dolce di un uomo buono.
Poi ho letto le riflessioni che ha scritto, e mi sono sentito così vicino a lui... oggi devo dire che aveva capito molte cose.

Chiarastella Fatigat26-06-2012- 23:28
Cos’è la vera nobiltà? Non il censo, non i natali illustri, ma il saper comprendere le umane debolezze, dedicando la vita agli altri, mai ponendo se stessi al centro del mondo. Questo ho appreso da mio nonno, per quel poco che la vita mi ha concesso di essere al suo fianco. Ci sono volte in cui mi sorprendo a chiedermi."Lui come si sarebbe comportato in questa occasione, al posto mio?". Vorrei avere solo una piccola parte della sua grande nobiltà d’animo e ogni cerco cerco di essere la donna che lui avrebbe voluto veder crescere, maturare, affrontare il mondo.

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