Vincenzo Celentano
Notissimo giurista e uomo di lettere, vissuto nell’800.
Nacque a Foggia il 11 settembre 1803 dal marchese Ignazio e da Maddalena Celentano.
Fece rapidissimi progressi negli studi e rivelò ben presto grandi virtù poetiche, scrivendo diversi componimenti sin da ragazzo.
Risollevò le economie di famiglia, piuttosto mal messe, dedicandosi alla professione legale, nella quale rivelò tale
competenza che i più importanti casati della provincia gli ffidarono la gestione dei propri beni.
La sua vastissima e illustre clientela fu ben ripagata alla sua abilità e provatissima onestà.
Si dedicò con pari zelo anche agli incarichi amministrativi pubblici. Fu due volte consigliere provinciale, tre volte presidente del consiglio distrettuale, due volte "secondo eletto" -uno dei collaboratori più stretti del Sindaco per alcuni compiti dettati dalla legge- e quindi Sindaco di Foggia dal 1856 al 1858.
La visibilità e gli incarichi importanti, però, possono attirare invidie e malignità: è quanto accadde anche a Celentano che, mentre era Sindaco, il 25 agosto 1856 «[ ... ] ha avuto una visita domiciliare dal commissario di polizia, e non si sa perchè; si crede per effetto di qualche denunzia fattaglisi in Napoli da qualche vagabondo sfacendato [sic]; poichè un tale soggetto non la meritava per le sue ottime qualità, essendo ben conosciuto presso il pubblico per la sua morale, ed attaccamento sincero al real governo, oltre a che essendo Sindaco da circa tre mesi è ben conosciuto nella sua probità; altrimenti non avrebbe meritato la fiducia del governo in tale carica distinta e dignitosa, come prima autorità del comune. Infatti la sudetta [sic] visita è risultata per lui favorevolissima, e maggiormente lo ha accreditato nella sua opimone»’.
Fu anche Consigliere e poi Ammirnistratore dell’Orfanotrofio Maria Cristina, Consigliere dell’Intendenza di Capitanata e titolare della cattedra di Diritto Civile presso il Collegio delle Scuole Pie.
Fu, infine, Presidente e poi Consigliere della Camera di Commercio ed Arti di Capitanata, socio della Società Economica di Capitanata e Presidente della Commissione d’Appello per i reclanuì sulle rendite di ricchezza mobile.
Re Francesco II di Borbone lo nominò Cavaliere Costantiniano di grazia: la relativa decorazione compare al petto di Celentano nel ritratto conservato al Museo Civico di Foggia, riprodotto in questa scheda.
Ci restano molti scritti di Vincenzo Celentano: allegazioni forensi, poesie, elogi funebri e prolusioni per l’apertura di pubblici istituti. Tra questi, spicca una traduzione del salmo Miserere e di una orazione di papa Urbano VIII.
Si distinse non solo per lo zelo professionale ma anche per le opere di carità verso i poveri, che compì in vita e dipose pure dopo la morte, avvenuta il 5 settembre 1869: destinò per testamento gran parte dei suoi averi al Municipio di Foggia per opere di beneficienza.