Il sapore della memoria, l’antica arte culinaria valorizza i numerosi “monumenti” del sapore e non ditemi che questo piatto non è un “ monumento da tramandare”, per la sapiente mescolanza degli ingredienti poveri ma genuini
simbolo di una cucina semplice ed energetica, (il pasto doveva nutrire senza appesantire) era un piatto economico che scandiva le giornate della gente più povera.
Le fave nell’antichità erano considerate il trait-d’union tra il mondo dei vivi e quello dei morti, chi non ricorda i venditori ambulanti di fave che gridavano:
“E che amore ca, tenene ‘i fafe,
fuggianelle a li fafe,
pe’ sop’ a tavele li fafe,
facitele a minestre li fafe.
Le cicorie quest’erba “povera” era in passato largamente usata dalle famiglie contadine: pianta spontanea, cresce in terreni asciutti e incolti. Un tempo si andava nei campi a “fare la cicoria”, ma l’abitudine alla raccolta si è persa, perché l’erba è stata (per molti) associata all’immagine della povertà. In tempo di guerra, la radice veniva usata come surrogato del caffè. Dallo sposalizio di questi due ingredienti nasce un piatto così detto “povero” ma regale nel gusto.
Fave e Cicorie
INGREDIENTI per 4 persone:
- 500 gr. di fave bianche secche
– 500 gr. di cicoria
– cl. 20 di olio di oliva
– 1 cipolla grossa
– 10 chiodi di garofano
- noce moscata q.b.
– 3 spicchi d’aglio
– prezzemolo
– gr. 100 di vino bianco
– sale q.b.
PROCEDIMENTO:
Cuocete in una pentola le fave in abbondante acqua con sale q.b., poi passatele al setaccio per ottenere un purè.
In una pentola con acqua lessate la cicoria con sale q.b., al termine della cottura scolate e pressate bene prima di tritarle finemente.
In una padella con olio di oliva soffriggete la cipolla con i chiodi di garofano e aggiungete il purè di fave e bagnate con il vino bianco, mescolate per 10 minuti aggiungendo gli spicchi d’aglio interi il prezzemolo tritato.
Lasciate riposare qualche minuto e aggiungete le cicorie mescolando il tutto. Servite caldo, spolverando con noce moscata, con un filo di olio e crostini di pane.
