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- Narrativa -
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Descrizione: UN ESORDIO PIENO DI DELICATEZZA E VIOLENZA (di Sara Croce) Senza Pelle – Vertigo, di Anna Rita Martire Il ritmo narrativo sembra scandito da un metronomo…lento andante allegro ma non troppo: ‘Senza pelle’ è il primo romanzo di Anna Rita Martire, musicista, laureata in discipline musicali, pianista. Vive a Lucera. Disorienta come emozioni e sentimenti aderiscono a una concreta dimensione di verità, quella di Viola, la protagonista. In questo libro le descrizioni sono così profondamente intense che sembrano essere state attraversate, tutte. E’ un viaggio introspettivo nei personaggi e in ogni singolo pensiero, in ogni parola. L’esposizione narrativa conduce il lettore in percorsi interiori, si arriva dentro, nelle viscere. In alcuni momenti sembra di leggere un brano musicale ‘E lento adagio veloce la mia mano danza al ritmo delle mie fantasie Non riesco a tenere gli occhi aperti Sussulto assordante Rimbomba forte che m’esce dalle orecchie Spasimo e contrazione E muoio piano’. Senza false compostezze morali esprime la liquidità interiore e le sensazioni dell’innamoramento adolescenziale e trasforma in poesia un atto banale come l’esperienza della masturbazione. E’ viva Viola, perché tanto ama e soffre, ma esiste, con intensità. Nella sua realtà c’è Ivan, il figlio e la ‘disregolazione delle influenze inibitorie dell’attività della corteccia frontale’… ha un disturbo di iperattività Ivan, la sua impulsività è un tormento… Spiazzano la fragilità e la sensibilità con cui Viola coglie gli aspetti della diversità e la accoglie chiedendosi umanamente perché; c’è la scomparsa prematura del marito, Stefano di 32 anni. Non una lacrima dai suoi occhi, è incapace di piangere; c’è la perdita di suo padre che l’adorava e di fronte alla quale rimane impassibile. Più avanti si comprende il perché: c’è un’occlusione nel flusso dei suoi ricordi, un trauma orribile al quale non poteva opporre resistenza, dal quale non poteva fuggire: era una bambina. Le sue risposte emotive sono in sovraccarico, sempre. Il suo stato di coscienza disorganizzato. Aveva messo in atto l’‘evitamento’ Viola, uno sforzo continuo per non ricordare, per sottrarsi a quei pensieri associati alla dolorosissima e sanguinante ferita. La sua esistenza è tracciata da ”paralisi psichica” o “anestesia emozionale”… ‘Occhi che non sanno più piangere, pupille inaridite’. Delicatezza e violenza si rincorrono in tutto il libro. La passione feroce e allo stesso tempo gli scorci di infinita tenerezza nella relazione con Federico, che è come lei, si sono riconosciuti uno dentro l’altro. E l’incomprensibile fame d’amore di lui, le sue perversioni, la sua corsa senza una meta non si sa dove, il suo cieco autolesionismo, l’inquietudine, il suo fuggire da un passato orribile che li accomuna, che si ripropone continuamente, che non si può dimenticare e che divora e soffoca il presente. Dalle budella di Viola percepisci le sue emotività… già, tante… e il suo dolore. Comprendi le tue emozioni e il tuo dolore e qual’ è il sottile confine che arresta l’irrefrenabile impulso a compiere azioni terribili, gli stati mentali che in due secondi possono spingerti ad ammazzarti o ad ammazzare, la trasformazione dell’uomo in fiera famelica, la ragionevolezza che arresta il passaggio all’atto. ‘Solo conoscendo i nostri abissi possiamo risalire verso la superficie, lì dove si trova la luce’. E’ un romanzo disarmante, una storia fatta di tante storie, di mutilazioni psichiche, pulsazioni da cui affiorano pensieri, desideri, rabbia… angoscia che ti toglie il respiro e ti opprime dallo stomaco. Ora Viola ‘Ha imparato a vivere nell’attimo. A godere del presente. Il presente: l’unica vera cura di cui possiamo disporre’. vedi la biografia di Anna Rita Martire | ||||||||||||||||
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