Home
Interactive-GADD
Bibliografia di Foggia
Benvenuti a FOGGIA !
...SE POT' FA' !!!
FOGGIA che vale...
GADD-Map

Bibliografia di Foggia - Finchè il cuore regge

- Poesia -


Finchè il cuore regge
poesie
Immagine di copertina: Caratteristiche:
Autore: Vladimiro Forlese
Editore:ilmiolibro.it
Tipografia:
Anno:2014
ISBN:9788891085580
ISBN-13:
Pagine:88
Formato:
Prezzo:11 €
scaffale
Ricerca
modifica
elimina

TOTAL
146 libri
18
Articoli
113 Autori
73 Editori
43 Anni
 
Descrizione:

La bussola della poesia

Se mai il Tempo avesse un rumore, troveremmo la sua diseguale sonorità nelle poesie di questa raccolta.
Se mai il Tempo avesse una voce, sarebbe quella di Vladimiro Forlese. Non che il Tempo sia l’unico protagonista delle sue poesie, tuttavia lo sentiamo scorrere sotterraneo e implacabile nella sua ambiguità in molti versi: affiora a tratti benevolo con un’ingannevole promessa di futuro e lascia balenare la luce di un impercettibile avvenire per poi negarlo nonostante ci si arrampichi con la tenacia dei folli sulla schiena del domani. E soprattutto insidia l’identità del poeta: quando Forlese scrive Sono, più di ogni altra cosa, / quel che di me / non ancora si è compiuto, sembra raccontarci la storia della sua terribile sfida alla crudeltà del Tempo, a quei crateri di assenza che scava implacabile. C’è in molte poesie la storia di un inganno reciproco che il tempo e il poeta tramano l’uno a danno dell’altro: il primo sembra votato solo alla dissoluzione, il secondo tenta disperatamente di annullarne il potere. E quando il Tempo porta a termine il capolavoro della sua ferocia alleandosi a lei, la Terribile, e L’eterna ragazza, la compagna di una vita, sembra scomparire nel buio vuoto dell’assenza, il poeta riesce a mantenere aperta quella finestrella a cui l’eterna ragazza si affaccia e la rievoca come la finestrella del condiviso amore e ne fa il magico tramite tra il sentimento tragico e il sentimento amoroso.
Ecco allora che al rumore del Tempo si affiancano, per sostituirlo, per tacitarlo, per annientarlo, le sonorità di tante poesie: un suono di chitarra, la voce della conchiglia, i vicoli vocianti, le sacre vocali del mare, il miagolio della luna.
Questo poeta che ha perso tutti i colori del mondo sembra trovare l’unica salvezza nella sua pagina-zattera dove suoni e parole si rincorrono con una sorprendente riuscita stilistica: sono parole fatte di materia (pietrose pianure, argilla, crosta), di suoni (come nella espressione lo sgolo del gabbiano dove la ripetizione della G arriva dalla pagina con tutto il suo carico sonoro), di invenzione (concretezza del melograno, inchiostro di sabbia, zolfo notturno degli amplessi), sono viaggi di segni e di significati, sono odissee dell’anima.
Le note dominanti di queste poesie sono il dolore per le assenze, soprattutto per l’assenza della compagna perduta, la malinconia del tempo trascorso, la pietà per il dolore altrui perché la pena individuale non esclude la com-passione che appare soprattutto nelle liriche “La bambina dei libri”, e “I migranti” e non ultima la ribellione contro la morte. Ad accompagnare il suo male di vivere, la sua felicità infelice, c’è anche una grammatica dei sentimenti aliena dall’autocompiacimento, lontana dal solipsismo, una grammatica di dittonghi e bestemmie, una sintassi che dovrebbe preservarlo dall’inaridimento del cuore: si fa presto a divenire estranei, scrive Forlese, ed è, la sua, una paura di perdersi. Ma accanto a quelle che definisce corrosive meduse il suo orizzonte si popola anche di sirene, parole non solo ruvide e ubriache, ma anche lisce, compite, sincere.
E se a volte lo sfiora la paura di non riuscire a portare a termine il cammino, Maneggio una lingua di parole mute, il poeta ha la tenacia / del cappero aggrappato agli universi e non rinuncia al suo canto perché anche se la Signora Morte ha stritolato il cuore con le sue unghie di acciaio, il suo canto è stato nutrito di baci indelebili. Ora, dopo tante assenze, dopo “quella” feroce assenza, E’ vivere da vivi il canto che manca.
La realtà del canto si alterna a quella dei silenzi e tra silenzio e canto si accampa la poesia e brillano le sue “scintille / covate nella cenere notturna…
Dice Garcia Lorca che “c’è nella vera poesia un profumo, un accento, un tratto luminoso che tutti possono percepire”. Quel profumo, quell’accento, quel tratto luminoso, sono le presenze emozionanti che ritroviamo in Vladimiro Forlese, nelle sue lacerazioni, in questo suo canzoniere dal titolo emblematico di “Finché il cuore regge”.
E se raramente la copertina di un libro di poesie è capace di renderne le atmosfere, questa del libro poetico di Vladimiro Forlese, così apparentemente facile da decifrare, sa suggerire ambiguità e misteriosi voli dell’immaginazione: e ci chiediamo se quel cuore rosso che sfugge dalle mani della bambina come un palloncino strappatole dal vento sia davvero un cuore in fuga o non, piuttosto, un cuore affidato, consegnato, regalato alla capacità di comprensione del lettore.
Per saperlo, è sufficiente leggere le poesie di Forlese, forti e suggestive tutte, sorprendenti come “Zodiaco”, intelligenti come “Parole”, a volte strazianti.
E in tutte la stessa magica ricchezza espressiva che fa della poesia la bussola necessaria per esistere.
Nadia Bertolani, scrittrice

Scheda inserita il 2014-11-01 da elitisBibliografia della citt�

visitatori collegati: 2
Privacy Policy hr