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- Storia -
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Descrizione: Un exploit per la Storia d’Italia e della Puglia ! Un’epoca, la più luminosa per la Puglia ed in particolare per la Capitanata, incredibilmente offuscata e obliata nel corso dei secoli ! Federico II d’Hohenstaufen, già Re di Sicilia con capitale del Regno in Palermo, dopo essere stato incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero (novembre 1220), nella primavera del 1223 venne nella determinazione di fissare la Sede del Regno e dell’Impero in Foggia. Palermo, fino a quell’epoca capitale normanno-sveva del Regno di Sicilia, decentrata com’era all’estremo sud dell’Impero esteso dal Mediterraneo al Mare del Nord, non poteva più assolvere tale funzione. Stabilita dunque la nuova Sede del Regno e dell’Impero in Foggia, l’Imperatore vi edificò una sontuosa Reggia “ornata di marmi, di colonne e di statue”, di meravigliosi cortili interni con fontane e portici, dove si celebravano assemblee, feste e ricorrenze. Nei cortili interni assistettero a feste i più eminenti vescovi-conti venuti dalla Germania, il conte Riccardo di Cornovaglia, fratello del re d’Inghilterra e dell’imperatrice Isabella, che assistette a feste bellissime fra danze di eleganti saracene su sfere rotanti, stupito dalla musica di strani strumenti. Ivi fu ospite dell’Imperatore per alcuni anni il figlio del re Ferdinando di Castiglia, e ancora più tardi, al tempo di Carlo I d’Angiò, anche il re Filippo III di Francia. A sud di Foggia, a circa 2 miglia, nel sito di un antico “pantano” e di zona boschiva popolata di daini, l’Imperatore creò un fiabesco Parco per i suoi falchi; falchi addestrati per la più “nobile” delle cacce, come egli stesso annota nel suo trattato di falconeria. In tale parco del Pantano fece costruire tante bellissime voliere, una per ciascun tipo di falco, ciascuna dell’ampiezza media di circa mt. 20x20 con un’altezza dai 10 ai 20 mt; voliere tutte dipinte che i cronisti dell’epoca descrivono valde pulcras (assai belle) e delle quali ci rimangono le variopinte immagini e strutture nel prezioso manoscritto miniato del De arte venandi cum avibus dello stesso Imperatore. Questo Parco doveva essere tanto famoso a quei tempi che persino il cronista fiorentino Giovanni Villani nella sua Cronica lo menziona “Parco dell’Uccellagione fatto edificare dall’Imperatore Federico II presso Foggia”. Contigua all’area del Pantano vi era quella della Masseria Pantano che Carlo I d’Angiò aveva di molto estesa fino a coprire, unitamente a quella del Pantano, una superficie di circa 500 ettari. Ad est di Foggia ancora un altro grande edificio adibito a Masseria Imperiale, già appartenuta a Pier della Vigna, e della quale ci rimangono tante foto, una planimetria ed una dettagliata descrizione del complesso. I boschi che si estendevano dall’Incoronata, a Orta, a Bovino e per tutta la valle del Cervaro offrivano un’estesa zona di caccia, svago prediletto dell’Imperatore. A nord-ovest di Foggia su un colle ameno la fortezza e la cittadella saracena di Lucera con le sue moschee ove era possibile udire il muezzin che invitava alla preghiera. Ma il gran mondo di Federico, stupor mundi … sol iustitie, non era soltanto nella magnificenza della sua Corte, nuove leggi pro statu pacifico vennero, dopo Melfi, elaborate in Foggia. Un’intensa opera di bonifica per mettere a coltura terreni paludosi e poi ancora una ineguagliabile rete di castelli e di domus, ancora oggi orgoglio della Puglia. Novelle e favole trasfigurano con toni di leggenda le feste di Federico II, gli splendori della sua corte: centinaia di cavalieri d’ogni paese ospitati dall’imperatore in tende di seta, artisti accorsi da ogni parte del mondo, poeti, filosofi, uomini di scienza, ambascerie straniere coi doni più rari e preziosi. Sfarzi così splendidi, una simile vita cortese, la Puglia non conobbe più dopo Federico e Manfredi: l’ideale cavalleresco, connesso alle crociate e al canto d’amore cortese, volgeva al tramonto già negli ultimi anni dello Staufen. Seguono le vicende in Foggia della Reggenza e del Regno di Manfredi e di Re Carlo d’Angiò che morì nel Palazzo di Foggia. (tratto da http://www.claudiogrenzi.it Giuseppe de Troia Fin dalla giovinezza effettuò ricerche nelle biblioteche e negli archivi d’Europa per studi storici su Foggia e sulla Capitanata; ciò fruttò importanti rivelazioni e diverse pubblicazioni. Tra l’altro, alle sue ricerche del 1973 si deve l’aver rivelato l’esistenza nella Biblioteca Angelica di Roma di importantissime piante e vedute di Foggia e di altre città disegnate nel cinquecento. Sempre ai suoi studi l’avere illustrato per la prima volta nel 1985 come finì la città di Siponto sulla base di una cronaca contenuta in un codice medievale della Biblioteca Vaticana. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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