In onore e a difesa del puttino e del suo braccio stasera io e mia moglie siamo andati ai "giardini". Così chiamati dalla mia generazione e da prima ancora. Già, i Giardini, o Giardinetti... Gli amici della domenica chiamano, io e lei rispondiamo prontamente e col solito entusiasmo di chi ama questa martoriata città, anzi festeggiamo addirittura il nostro settimo anniversario di nozze portando una torta e dello spumante. I giardini... quanti ricordi...

Serata gioviale e deliziosa come sempre, in compagnia di persone vere, autentiche, sempre con lo stesso sguardo, lo stesso sorriso, lo stesso entusiasmo. Volti nuovi (che bello), e volti arcinoti (che bello!!), e Foggia, Foggia nostra che come sempre ci chiede aiuto, ci accoglie, ci parla, ci identifica.

Ma la piazza... che desolazione... Un osceno buio, tanto che siamo stati costretti ad usare una lampada da campeggio che saggiamente qualcuno aveva portato. I bambini che giocavano venivano inoltre messi in pericolo continuamente da ragazzetti coi motorini che scorrazzavano allegramente su tutto il marciapiede della piazza, tutt'attorno al monumento e a noi.

Ma ve li ricordate i famosi "giardini", anzi Giardini? la nostra amata piazza Italia, fino alle scale, al Catalano, a bombo crepes, all'attigua piazza goppingen... soprattutto di sabato e domenica sera erano brulicanti di ragazzi, centinaia, migliaia di adolescenti e non, di tutta Foggia. Comitive piccole e grandi, con zone precise ad indicare (ah, spontaneo specchio sociale!) un preciso "marchio di provenienza". Il palo, i gradini del Lanza, bombo crepes, le transenne... i fighetti, gli anarchici, i paninari, i proletari... e vestirsi bene, e incrociare lo sguardo di quella/o che ti piace, e passare e spassare trenta volte...

Stasera abbiamo visto quel luogo, un tempo animato e meraviglioso, vuoto e un po' abbandonato. Ed ecco che la questione diventa lampante: il braccio del puttino se n'è andato via pure lui da solo, non ne poteva più.

foto di Potito Chiummarulo